mercoledì 3 novembre 2010

Le grandi imprese si fanno da piccoli: I Kill Giants di Kelly e Niimura




Odio le intromissioni del mio privato in fase di recensione. Nonostante questo per I Kill Giants mi sento obbligato a sovrapporre vita reale e vicende a nuvolette. Senza di questo espediente sarebbe infatti impossibile far capire la portata umana dell’opera di Kelly e Niimura.



Ho sempre considerato le persone che non riuscivano ad ammettere a voce alta i loro problemi eccessivamente fragili e insicure. Se riesci a pensarli, a descriverli nella tua mente, dove trovi la difficoltà nell’ammettere che tu stesso ne sei vittima? Mi consideravo una persona distaccata, abbastanza fredda per gestire ogni tipo di trauma. Ricordo chiaramente che la prima cosa che ho fatto dopo il funerale di mio padre sia stato andare a bere una birra con gli amici (beccati questo, Garth Ennis!) e ho sempre superato fasi drammatiche della mia vita senza portarne i segni addosso. Insomma, mi credevo impermeabile a certe cose. Nonostante una persona saggia mi avesse spiegato che non è possibile dare un peso specifico ai problemi degli altri (quello che per me è enorme magari per te è minuscolo, e viceversa) non ci avevo mai creduto veramente. Fino a circa 290 giorni fa.



Quando scopri che la tua compagna è incinta, oltre alla gioia infinita, arriva anche il senso d’impotenza. Sei terrorizzato che tuo figlio possa non essere sano. Soffri per il fatto che non ci puoi fare nulla. Devi solo aspettare nove lunghi mesi per poter tirare un sospiro di sollievo (ed è un momento veramente meraviglioso). Durante questo lasso di tempo ero a conoscenza dei nomi delle patologie e dei sintomi. Eppure per tutto il tempo della gravidanza non sono riuscito a dirne uno ad alta voce. Ci giri attorno, speri che l’interlocutore ci arrivi da solo e poi lasci morire il discorso. Sentire il suono di quelle parole significherebbe ammettere che il pericolo esiste ed è reale. Naturalmente arriva anche la regale figura della testa di cazzo, quella che certe cose te le deve spiattellare in faccia per quattro motivi validissimi:



- Deve dimostrarti quanto è cinico e scafato, perché la vita stessa lo reso tosto e corazzato. Non fa nulla se il dramma è tuo, lui certe cose le affronta di petto (non il suo).



- Deve educarti. Perché senza di lui a farti da enzima il tuo processo di interiorizzazione sarebbe troppo lungo. Allora giustamente te lo sbatte in faccia (non la sua).



- Non hai idea di cosa si stia parlando e quindi si sente autorizzato a comportarsi da schiacciasassi (non nei confronti di se stesso).



- Siccome nessuno ha mai fatto qualcosa per addolcirgli la pillola, anche lui si comporta così (solitamente scopri che i soggetti appartenenti a questa categoria hanno incontrato solamente persone che la pillola non solo l’hanno addolcita, ma l’hanno proprio sostituita con uno Zigulì).



Con o senza teste di cazzo ritrovarsi di fronte a un problema (apparentemente) insormontabile è comunque un’esperienza destabilizzante, che ognuno vive alla sua maniera. Non esiste un modo giusto o un modo sbagliato. L’unica cosa sicura è che tutti devono avere il tempo per poterlo accettare e affrontare come meglio credono. Solo così la minaccia potrà essere debellata.



I Kill Giants parla di questo. Di come tutti noi abbiamo i mezzi per superare qualsiasi ostacolo. Basta prendersi il tempo e il coraggio che occorrono. La sceneggiatura di Kelly è poetica, realistica, sboccata e infantile. Barbara, la giovane protagonista, riesce a essere irresistibile e insopportabile allo stesso tempo. L’espediente dei baloon “ oscurati” è una soluzione geniale per rendere su carta la sensazione di cui parlavo prima. Certe cose non le vuoi semplicemente sentire, non ne hai la forza. E per quanto gli altri insistano tutto dipende solamente da te.



Il fatto che la protagonista sia una fanatica dei giochi di ruolo facilita la fusione tra figura retorica e sindrome da fantasy prone personality, spostando l’asticella da fumetto autoriale minimal-ombelicale a bildungsroman dalle sfumature urban fantasy. Le tavole naïve e intime di Niimura fanno il resto del lavoro, recuperando in calore quello che perdono (raramente, a dire il vero) in leggibilità.



In conclusione un gran lavoro, capace di scavallare in più di una nicchia con una naturalezza che ha del miracoloso. I Kill Giants è una costante dicotomia: divertente/duro, fiabesco/realistico, adulto/perfettamente ancorato nell’universo di una bambina di quinta elementare, malinconico/pieno di speranza. Un bel casino, eppure lo conosci come la vita di tutti i giorni.

3 commenti:

Doner ha detto...

ragazzo, hai le spalle larghe e le palle ancora più larghe. più che sufficienti se si tratta di schiacciare qualche stronzo o uccidere giganti.

ah, cmq il fumettino mi interessa, grazie per averlo segnalato!

MA! ha detto...

Il fumetto è bellobello. Magari un pò troppo "tenero" per te. Però un occhio buttacelo comunque, che ne vale la pena.

Doner ha detto...

a me piacciono le cose tenere!!!

ma solo se muore una marea di gente... :D