Ancora un articolo su una serie Image. Non è che mi pagano
(e neppure mi regalano i fumetti), è che oggi come oggi sono pochissime le
serie di questa rinata casa editrice che non seguirei. Un fatto condivisibile,
credo, con tutti quelli che decidono di scavalcare i distributori italiani per seguire direttamente in lingua originale. Bastano un manciata di titoli del
calibro di Saga, il nuovo Prophet, Thief of Thieves, Fatale e adesso anche
questo spin-off di quel gioiello che era The Bulletproof Coffin per capire che il
confronto con le altre due major è impietoso. Si concentrassero di meno su
mega-eventi e reboot vari…
Prima di andare a parlare di TBC: Disinterred occorre
introdurre la mini originale a chi non l’avesse letta. Sappiate che si parla di
un delirio metalinguistico senza freni inibitori, dove gli stessi autori del
fumetto che noi stringiamo tra le mani (i grandissimi Hine & Kane, entrambi
venuti fuori da quella fucina di talenti che era 2000AD) sono anche gli autori/personaggi
di finzione delle storie-dentro-alla-storia dove il protagonista, da avido
lettore, viene risucchiato. Da qui una serie di elucubrazioni alla Flex
Mentallo sulla paternità dell’opera, sull’autorialità,… Tutta una serie di cose
molto interessanti, però la verità era solo una: la cosa più fica di The Bulletproof Coffin erano i fumetti di questa fittizia casa editrice della golden
age. Personaggi già di per sé strampalati, restituiti al lettore dalle matite
grottesche di un Shaky Kane in formissima. Una gioia per gli occhi. Psichedelia,
pop art, Jack Kirby. Tutto intriso di un umorismo tanto cinico quanto
intelligente. Se siete interessati alle proposte borderline - quelle a cavallo
tra mainstream e indipendenza arty - questa è una serie da recuperare a ogni
costo.
In qualunque caso ora la coppia è tornata. E dai primi tre numeri di questa Disinterred paiono aver eliminato tutte le sovrastrutture
della serie originale, concentrandosi maggiormente su storie (per ora)
autoconclusive (le cose di complicano leggermente nel terzo, un piccolo capolavoro alla The Twilight Zone). Cancellata quindi la cornice meta- rimane solo spazio per i
personaggi della mitica (e inventata di sana pianta) Golden Nugget. Se la scelta pare populista - viene tagliato tutto
quello che denotava autorialità e profondità - in realtà il risultato è
straordinario. Senza grilli per la testa
ora Kane è ancora più Kane e Hine ancora più Hine. A tavole sempre più
esagerate corrisponde questa volta una scrittura che riesce a rimanere al
livello, con picchi di cattiveria e cattivo gusto perfettamente incastonati da
scelte linguistiche da romanzetto pulp d’altri tempi. L’impressione è quella
che i due abbiano deciso di abbassare il dosaggio di surreale per concentrarsi
maggiormente su di un cinismo per nulla -post. Bastino le prime pagine del
numero 1, dove un’epica evasione da una bara interrata si risolve nel più
annichilente degli anti-climax.
E’ indubbio che per ora questo spin-off abbia un’identità
più marcatamente da divertissement rispetto alla serie originale (ma quale
spin-off non lo è?), ma è pur sempre intrattenimento di livello. Dove la
padronanza della fusione tra alto e basso la fa da padrone. Sia a livello di
sceneggiatura che di disegno. E poi, particolare mai come in questo caso
fondamentale, le copertine sono fantastiche. Piatte e iconiche come ci si
aspetterebbe da una serie a fumetti di serie B realizzata da talenti di serie
A.
3 commenti:
quella originale la provo di sicuro allora, mi avevi a "elucubrazioni alla flex mentallo"...
ah, già che ci sono: ho visto vendicami e mi sono innamorato, cos'altro mi consiglieresti del sig. to per iniziare? thanks!
..l'hai beccato monster truck? un super delirio pop parlavo qui
http://officinainfernale.blogspot.it/2012/01/cose-dallaltro-mondoi-bei-post-di-una.html
sabato black tusk avicenza con i redfang...
@Denny colt: vai tranquillo, che è anche più divertente di Flex Mentallo. Per Johnny To recupera subito Exiled, PTU ed Election (li trovi in italiano e sono tre capolavori apprezzabili da chiunque. Poi una volta visti questi passiamo a quelli un pò più hard-core, che richiedono un minimo di palato abituato ai gusti del cinema cantonese).
@Officina: no, però mi ricordavo il tuo post. Black Tusk + RedFang forse me li vedo domani a Milano.
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