lunedì 5 novembre 2012

Come un Bret Easton Ellis a 16bit: Hotline Miami



Viviamo in anni in cui una software house può permettersi di prendere a noleggio un’intera nazione per promuovere il suo nuovo titolo (ma mi piace pensare che sia tutto uno scherzo). Anni dove pare che la potenza di fuoco sia tutto, eppure (r)esistono delle piccole ma significative eccezioni. Opere microscopiche capaci di fondere in maniera mirabile il loro mondo di partenza con quello della narrativa tradizionale e della videoarte. Parlo ovviamente del chiacchieratissimo Hotline Miami. Prodotto che in prima battuta io stesso avevo erroneamente definito come semplice deriva retroludica del Drive di Refn. Sbagliando tutto. Perché HM in realtà è il più bel libro scritto da Bret Easton Ellis negli ultimi anni. Peccato che non sia un romanzo e lo scrittore statunitense se ne sia tenuto a debita distanza. Ma andiamo con calma.

Il gioco si presenta come ennesimo omaggio alla grafica a 16bit, agli anni’80 e alla sua iconografia composta dai vari Scarface + Vivere e Morire a Los Angeles. Glamorama. Detto così sembrerebbe la fusione perfetta tra GTA 1&2 e GTA: Vice City. Ovvero la sintesi tra i due titoli che hanno introdotto la nozione di “simulatore di malavita” e il sequel entrato nella leggenda. Quello che ha preso un’idea già di per sé vincente e gli ha cucito addosso un abito perfetto per sfrecciare su di una Ferrari bianca dopo essersi scolati un paio di mojito. Definendolo così rischiamo però di lasciarne fuori la componente allucinata e allucinatoria. Ogni partita di Hotline Miami si svolge alla stessa maniera. Lasciate il vostro appartamento. Raggiungete l’obbiettivo della missione (che è sempre riassumibile in due punti: entrare da qualche parte e massacrare chiunque sia ospitato nella locazione). Indossate una maschera di gomma dalle parvenze animali. Fate irruzione e incominciate a morire decine di volte. Perché in HM la morte è un loop continuo. Basta essere toccati una volta e si deve ricominciare da capo. Semplicemente premendo il bottone R. Sempre più veloce, pensando sempre meno.

Entro, sfondo il cranio a un malvivente, muoio tranciato da una sventagliata di UZI, opera del suo socio nascosto dietro la porta, R, entro, massacro i due di prima a colpi di fucile a pallettoni, passo alla stanza dopo, muoio accoltellato alle spalle, R, ri-uccido per la terza volta i due scagnozzi della prima stanza,…

La fusione tra colori fluo, beat sintetici e violenza reiterata e gratuita procede senza sosta. Una volta bonificato tutto il livello si dovrà tornare alla propria auto, parcheggiata di fronte all’ingresso. Proprio questo piccolo espediente ci da la possibilità di tornare in noi, passeggiando senza pericoli incombenti tra i cadaveri seminati poco prima. E’ un bagno di sangue. Il trip psicotico è terminato e possiamo fermarci a prendere qualcosa da mangiare sulla strada di casa (o un video da vederci spiaggiati sul divano). In qualunque esercizio sceglieremo di fermarci ci servirà sempre lo stesso commesso, in una follia spersonalizzante che sa tanto di American Psycho (impossibili da dimenticare gli amici di Bateman che si scambiavano i nomi, tanto erano simili fra loro). La narrazione procede a ritroso, in maniera criptica e convulsa. Tutto è estremamente semplice, ma nulla è chiaro. Sappiamo solo che uccidere senza un motivo preciso è estremamente divertente. Tanto la morte non ha significato, solo la pressione di un bottone sulla tastiera.

Noi, gli altri, chiunque. Valiamo Meno di Zero. Saliamo sulla nostra DeLorean rosa, seguiamo le istruzioni di una voce nella nostra segreteria telefonica e andiamo a morire. Siamo la generazione ctrl+z e per noi nulla è per sempre.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Spero che il gioco valga almeno la metà del tuo post. L'ho inserito nella mia Lista dei desideri, ma ho ancora dei dubbi. Eserciti una fortissima influenza su di me...

Slum King ha detto...

Sarà la visuale dall'alto mista a violenza realistica ma ci trovo degli echi di Dreamweb.
Interessante vedere che contemporaneamente è uscita pure la faccia "solare" della medaglia, Retro City Rampage.

MA! ha detto...

@MMS: guarda, se ti può essere d'aiuto lo stesso tizio che l'ha concepito sta aiutando i pirati a diffondere il torrent. Al massimo provalo e poi vedi se investire i dieci euro che costa. Tanto penso che lui punti a vendere i diritti a suon di dollaroni a qualche major (vociferano Sony), quindi la massima esposizione tra early adopter corrisponde alla massima probabilità di riuscire nella sua impresa.

@Slum: vero! A Dreamweb non ci avevo proprio pensato. RCR non l'ho proprio considerato invece, mi pare troppo gratuito. Saranno citazionisti uguali ma dietro non ci vedo un'idea forte. Però se me lo consigli qualche ora gli dedico.

Anonimo ha detto...

No, mi sa che lo acquisterò direttamente. :P
La notte mi ha portato consiglio. Eheh!

Slum King ha detto...

RCR è come se quello che ha girato Detention avesse fatto un videogame e avesse usato come pretesto GTA anziché lo slasher.
Il gameplay è solo un mero pretesto ripetitivo ma è difficile soffrire della cosa quando c'è in atto un bombardamento citazionista di quelle dimensioni, porcalaputtana, quanto '80 e '90 è riuscito a metterci dentro.
Non ti ci approcci per giocare il gioco in se stesso, quanto per rivedere/risentire/rigiocare tutte le cose che uno ha depositato nel cuore e questo RCR ti riporta alla mente.


E per l'angolo dell'arte
http://www.hollisbrownthornton.com/images/2012/large/hbt12-p011large.jpg
È fatto a mano. Jeeeez.

MA! ha detto...

Caro Slum hai giocato sporco... a questo punto mi ci devo dedicare.

Slum King ha detto...

Guarda, ti dico che forse costa ancora troppo (14€ su Steam) però pensare che la sua creazione è da imputarsi ad un singolo programmatore che c'ha messo 10 anni, e ricorda davvero quando negli '80 una o due persone erano tutto quello servivano per fare un gioco, mi fa essere indulgente sul prezzo.
Semmai aspetta un offerta!

MA! ha detto...

In effetti mi aspettavo il classico 8/10 euro. A questo punto aspetto, però dopo aver visto bene bene il trailer la voglia è tanta. Pure i richiami a Zelda ci sono!